Della famiglia di ceramisti dei d’Alessandro si hanno notizie certe dal catasto conciario del 1753-54  dove risulta censito Andrea  d’ Alessandro faenzaro di  anni 68  e  i suoi  figlioli  Pasquale  di anni 16 e Nicola scolaro di anni 14. Essi posseggono una bottega nella parrocchia di S. Angelo ed un mulinello per “macinar colore” in contrada Palazzisi ed ha “dichiarato non tener impiegato capitale nel suo mestiere perché lavora mattoni ed embrici”. Filippo d’ Alessandro “faenzaro” di anni 40 “ha casa  propria con bottega nella parrocchia di S. Angelo, possiede 2 somari per uso mestiere; capitale di piombo e stagno ducati 50, rende ducati 4”. Ancora Gennaro d’ Alessandro faenzaro di anni 24;  Liberatore d’ Alessandro  faenzaro di anni 63 “possiede una bottega nella parrocchia di S. Angelo ed un terreno nel luogo detto lo Pisciariello alias la Creta”, con lui lavorano i  suoi figlioli Giuseppe “faenzaro” di anni 24 e Vito “faenzaro” di anni 18. Troviamo ancora Michele d’ Alessandro “faenzaro” di anni 38 e Oto d’ Alessandro  “faenzaro” di anni 36 che possiede “casa e bottega nella parrocchia di S. Nicola “ insieme a “due grotti nella parrocchia di S. Angelo e prende a credenza ducati 100 di piombo e stagno”. La fornace  della famiglia d’ Alessandro oggi donata al Comune di Ariano irpino grazie all’ interessamento della locale Associazione “Amici del museo”, e ubicata lungo il vico VII Vittorio Emanuele a 720 metri circa su l/m. Da notizie del sig. Goccia, rivenditore di “faenza” la fornace è rimasta attiva fino agli anni ’70 del XX secolo e quasi sicuramente è stata una delle ultime ad essere abbandonata. Una frana negli anni ’80 ha ostruito l’ ingresso liberato solo di recente e resa parzialmente accessibile in attesa di un definitivo intervento di recupero del complesso architettonico.


La fornace

 

La fornace D’ Alessandro, come tutte le altre, è stata costruita all’ interno di una cavità, ricavata dall’ uomo (data la particolare formazione geologica del sito) mediante l’ asportazione della roccia naturale, costituita principalmente di vari tipi di arenaria e di modeste quantità di argilla. La grotta comprende un primo ambiente voltato di circa m 7.00 x 7.00, nella cui parte terminale è collocata la fornace per la cottura; dai lati della fornace partono due diramazioni, sempre scavate nell’ arenaria, che misurano m 3.40 x 23.00 (galleria a sinistra) e m 3.20 x 20.00 (galleria a destra); dalla diramazione di destra si ha l’ accesso ad un altro vano ricavato nell’ arenaria. La cavità, una delle pochissime non occluse dalla costruzione dei muraglioni, è stata accessibile fino agli anni ’80 del secolo scorso, quando si verificò il distacco del masso di arenaria sovrastante l’ ingresso con la conseguente completa ostruzione; distacchi e crolli di materiale arenaceo hanno interessato negli ultimi trenta anni tutto l’ interno della grotta, compromettendone gravemente la stabilità.

L’ esterno e formato da un muro in “opera incerta”  realizzato in pietra arenaria con zeppe di coppi e frammenti di ceramica di risulta, l’ ingresso ha un arco a tutto sesto con al di sopra una sola piccola finestra  con funzione di aerazione  e di illuminazione. Sul fondo del I° ambiente , al centro, vi è la fornace  del tipo verticale  a pianta rettangolare: è formata da un’ alta camera di combustione e, nella parte superiore, dalla camera di cottura coperta, in origine, da una voltina costituita da tubuli fittili cavi quasi piccole “anforette” con il lato inferiore libero e quello superiore a collo di bottiglia per meglio incastrarsi tra loro a formare una cerniera nella costruzione dell’ arco. La volta era il risultato di tanti archi posti l’ uno accanto all’ altro in successione e veniva coperta da argilla plasmata con le mani fin sopra le spallette laterali. La volta era provvista di aperture comunicanti con l’ esterno, ragione per cui il tiraggio avveniva tramite tali fori con fiamma dritta e in senso verticale rispetto ai manufatti che sono nella camera di cottura. La volta costruita con tubuli fittili cavi era più leggera e si riscaldava più velocemente rispetto agli altri tipi di copertura offrendo un più elevato rendimento termico.   La camera di combustione era parzialmente incassata nel terreno per ottenere un buon isolamento termico; presenta nella parte inferiore un corridoio di accesso detto “prefurnio” dove viene acceso il combustibile all’ inizio del riscaldamento e la camera di combustione. Quest’ ultima è il vano dove brucia il combustibile, è di altezza tale da consentire alle fiamme di svilupparsi completamente; da qui il calore si propaga alla camera di cottura tramite il piano forato. Il piano forato poggia sui muri portanti laterali della camera di combustione, priva però dell’ elemento assiale centrale di appoggio del piano superiore che si trova nelle altre tipologie di fornaci. La parte superiore  della camera di combustione ha copertura a padiglione  munita di fori, di forma quadrata , posti ai lati e ricavati nella volta,  sono 5 sui lati lunghi e quattro sui corti mentre  al centro abbiamo  sei fila da tre di  fori circolari. I fori laterali sono leggermente curvi come pure le pareti della camera di cottura ciò è un espediente tecnologico che consente  alla fiamma di creare un andamento sinuoso. La parte superiore della fornace è costituita dalla camera di cottura nel cui interno vengono posti i manufatti crudi che ivi vengono cotti. Le dimensioni sono simili a quelle della camera di combustione, ha il piano forato come pavimento e sembra presentare una copertura stabile. Infatti la fornace ha una apertura stretta ed alta attraverso la quale il vasaio entrava per appilare i manufatti e che chiudeva durante la fase della cottura per essere  demolita alla fine del ciclo termico per poter estrarre i manufatti cotti.  Nella fornace verticale il calore si propaga per conduzione e per convenzione grazie alle correnti gassose calde che salgono verso l’ alto cuocendo i manufatti.


Dop l'ingresso principale notiamo sulla sinistra i resti di una macina per i colori seguita, proprio alla base del piedritto da un pesto dove macinare i colori. Subito dopo il primo arcone a sinistra abbiamo la cisterna con annessa la vasca per la decantazione per l'argilla. Sulla destra in simmetria abbiamo il posto del tornio; si possono notare ancora delle piccole nicchiette scavate nell'arenaria dove il vasaio poggiava l'argilla, gli strumenti della lavorazione e gli oggetti realizzati.

Generalmente il posto del tornio era ubicato sul lato destro o comunque nel punto di massima illuminazione solare. All'interno, sulla parete principale si notano una serie di fori dove venivano alloggiate delle travi di legno castagnole quali per simmetria poggiavano sugli arconi, coperti da tavole formavano dei soppalchi accessibili tramite scale lignee dove venivano posti ad asciugare i manufatti. Alle spalle della fornace troviamo due ambienti voltati stretti e lunghi con funzione di deposito delle fascine e dei materiali prodotti. L'ambiente di sinistra si presenta all'inizio un ambiente per il deposito dei manufatti seguito da due piccoli forni con le stesse caratteristiche tecniche della fornace; il primo serviva per la cottura dei manufatti di maiolica, il secondo ancora più piccolo per la cottura dei materiali da cui ricavare il colore.